Salgo sul tram anni '60. Sedili di quel colore imprecisato fra il marrone, il kaki, la cacca e il beige. In velluto. Avvisi per l'ammenda in tedesco, polacco e russo.
Un operaio con le mani ancora sporche dal lavoro, la tuta mimetica malconcia ma la dignità di un lavoratore serio. Occhi azzurri come il ghiaccio, la stabilità dell'omone rude.
Accanto una donna sulla 40ina, anni portati malissimo, capelli unti, occhiali a fondo di bottiglia con le lenti tonde del diametro di 3,5cm. Stava lavorando all'uncinetto: quattro uncinetti incrociati in un lavoro certosino, appena all'inizio. Dalla tasca dei jeans-nonjeans (pantaloni di cotone che all'apparenza sembrano jeans) le usciva un vecchio metro molle, sporco. Forse fa la sartina a tempo perso. Capelli unti, mani bianchissime e sottilissime, un tic alla bocca.
Poco più in là una ragazza aveva fatto la spesa. In un cesto di vimini. Il contenuto erano cipolle, patate, porri e altre verdure di questo genere.
Poi finalmente è suonato un cellulare ed ho capito di essere nei 2000 inoltrati.
A rispondere è stato l'operaio, in russo, "sono sul tram".
Poi sono scesa, ed era di nuovo Germania.